Lungo le vie del centro storico

Il centro storico lucignanese di compone di una parte alta in cui sono concentrati gli edifici dei poteri civici e religiosi e una parte bassa, che segue l’andamento circolare delle mura, dove si svolgeva la vita quotidiana degli abitanti. Notevoli tesori si rivelano percorrendo le strette vie che salgono a Piazza del Tribunale dove, all’interno del Museo comunale, si conserva il famoso Albero d’Oro.

Le porte e le mura

Porta San Giusto si apre nel tratto sud-ovest delle mura, rivolta verso Siena, ed è il punto di accesso privilegiato al centro storico lucignanese. La porta, a pianta rettangolare, è inglobata nelle mura e reca sul fronte copia dello stemma mediceo caduto nel 1965.

Svoltando a destra ci si immette in Via Matteotti, la strada principale del paese, detta anticamente Via dell’amore per il forte legame con la città di Siena o anche Borgo Ricco, perché lungo questa strada si affacciavano i palazzi delle famiglie più autorevoli e potenti, come il palazzo Battelli – Renzuoli, il palazzo Arrighi – Griffoli (in cui oggi ha sede l’omonimo Centro Residenziale Anziani) e il palazzo Arnaldi - Capei, l’unico fabbricato che mantiene inalterati i caratteri medievali.

Tra questi palazzi si apre Porta S. Angelo, chiusa alla fine del XVIII secolo, al tempo dei moti del Viva Maria, e dimenticata fino al XX secolo. Oggi è un semplice passaggio inglobato all’interno delle mura.

Poco più avanti si incontra l’ospedale di S. Anna, fondato nel 1397 e rimasto attivo fino al secolo scorso.

Si arriva quindi a Porta S. Giovanni o Porta al Filaio, caratterizzata da una pianta pentagonale.
La strada che, proseguendo, chiude il cerchio è Via Roma, detta via Povera: la strada dove abitavano le classi più umili del paese, fatta di numerose attività artigiane, piccole botteghe e modeste attività commerciali.
Percorrendola, si fiancheggia l'antico Orto dei Frati utilizzato dalla comunità locale per secoli quale luogo riservato alle semplici e quotidiane coltivazioni domestiche.

Ancora più avanti, si apre Porta Murata così chiamata perché fu chiusa nel XVI secolo, al tempo della guerra di Siena, e riaperta, dopo un lungo e laborioso restauro, solo alla fine del secolo scorso. Tipico esempio di edilizia militare medievale, la porta mostra nell’antiporto i segni di una pavimentazione di origine medievale composta da un acciottolato in pietra serena e calcarea.

Salendo, da via Matteotti, le gradinate di S. Giuseppe, a poca distanza dalla chiesa omonima, su una pietra collocata proprio all’angolo di una abitazione si legge nitidamente Libertà di suono e canto. Secondo una tradizione orale, si tratterebbe di un preciso riferimento alla suddivisione del paese in due diverse realtà non solo fisiche, ma anche spirituali. La parte superiore, sede del potere politico e religioso, con il palazzo pretorio, le chiese e i monasteri, dove predominava il silenzio proprio del misticismo religioso e la zona immediatamente inferiore, legata alla vita civile del paese nella quale si svolgeva l’intera esistenza del popolo lucignanese.



lucignano

Lucignano


cassero

Il Cassero e le logge

Il Cassero fu realizzato da maestranze senesi nel corso del Trecento. A partire dal 1554, anno della sconfitta dei senesi a Scannagallo, perse la sua funzione di fortilizio e fu adibito a deposito di grano, mentre nel 1829 fu trasformato in teatro. Sulla facciata interna risaltano nettamente due stemmi, raffiguranti rispettivamente la balzana, simbolo di Siena e il leone rampante, che richiama il dominio senese sui lucignanesi.

Di fronte al cassero è la Piazza delle Logge, costruita dopo il 1558, nel contesto dei lavori commissionati da Cosimo I a seguito della vittoria di Scannagallo. La loggia ha lo scopo di completare la piazza nella quale possiamo rintracciare i simboli delle tre autorità cittadine: religiosa, civile e militare.
La parte superiore delle logge costituisce un terrazzo che funge da raccordo tra la parte più antica del paese, ad una quota più elevata, e la parte più recente costituita dall’ultima e più esterna cerchia di mura.

La Collegiata di san Michele Arcangelo

La chiesa sorge all'estremità sud della piazza del Tribunale, nel punto in cui si trovava una possente rocca, forse di origine longobarda, distrutta da un fulmine nel maggio del 1556. Alla rocca era addossata una piccola chiesa anch’essa intitolata a San Michele, così dopo lo smantellamento della rocca si pensò di costruire una chiesa più grande che potesse accogliere tutta la comunità.

L'impianto a croce latina con cupola ottagonale si deve all’architetto e pittore locale Orazio Porta, mentre la scalinata esterna in travertino, che con la sua forma ellittica richiama l’organizzazione urbanistica del paese, fu progettata nel 1712 dal gesuita Andrea Pozzo, architetto e pittore trentino. La facciata, completata solo nella metà inferiore, è caratterizzata da un paramento in laterizio e quattro lesene in pietra serena. Il portale, anch’esso in pietra serena, fu eseguito nel 1715.

All'interno, la Collegiata ospita un maestoso Altare Maggiore, dedicato ai SS. Pietro e Paolo, sempre su disegno del gesuita Andrea Pozzo, e interessanti tele realizzate prevalentemente nel corso del Seicento da valenti artisti: la Visitazione di Matteo Rosselli (1631); il Transito di San Giuseppe di Onorio Marinari (1668-70); San Carlo visita gli appestati (1661) e il Martirio di Santa Lucia (1665) di Giacinto Gemignani; il Martirio di S. Lorenzo di Carpoforo Tencalla (1650); l'Ultima Cena, recentemente attribuita a Rutilio Manetti (1615), una Visita dei Magi di Luigi Ademollo (1812). La Cappella del SS. Sacramento, decorata da Luigi Ademollo, ospita il trecentesco Crocefisso Miracoloso, un tempo nella chiesa di S. Margherita, attualmente impraticabile.





collegiata

collegiata


san Francesco

san Francesco

san Francesco

Il convento di san Francesco

A fianco del Palazzo comunale, si erge la chiesa di S. Francesco, uno degli esempi di architettura gotica toscana più ragguardevoli. Fu iniziata nel 1248 e terminata sicuramente prima del 1289, anno in cui venne confermato all’interno della chiesa l’atto di sottomissione a Siena.
L’elegante facciata presenta un paramento a bande orizzontali in arenaria locale e travertino, l’aggraziato portale in travertino è sormontato dal rosone in arenaria. Lo schema architettonico è quello tipico delle chiese francescane, con pianta a T e copertura della navata a capanna con capriate lignee, mentre il transetto e le tre cappelle dell’abside sono coperte a volta, con costoloni rilevati di grande effetto e bellezza.

Sull’altare maggiore si può ancora ammirare un polittico di Luca di Tommè (circa 1330 – 1389), in cui troneggia una splendida Madonna con Bambino contornata dai Santi Giovanni Battista, Michele Arcangelo che sorregge il castello di Lucignano, Pietro e Caterina di Alessandria. La chiesa, originariamente tutta affrescata, conserva ancora parte degli affreschi attribuiti a Bartolo di Fredi e Taddeo di Bartolo, in parte invece rovinati o coperti dagli altari che a partire dalla fine del ‘500 hanno gradualmente sostituito quelli trecenteschi. Il lato destro del transetto è interamente affrescato con storie di San Francesco, di Santi e da una Visita dei Magi. Tra le cappelle della navata domina per bellezza e interesse il famoso Trionfo della Morte.
Il soggetto del trionfo della morte diviene frequente nella seconda metà del ‘300, in particolare dopo le grandi epidemie di peste. L'esempio più famoso è l'affresco di Buffalmacco nel Cimitero di Pisa.
In alto, a sinistra, è raffigurato il Cristo che ammonisce l’osservatore e lo invita a meditare sul dramma che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi: “O TU CHE LEGGI PONCHURA AI COLPI DI// CHOSTEI CHOCISE ME CHESO SIGNIOR DI LEI”. Più in basso, sulla sinistra sono visibili quattro figure di anziani e indigenti, nei loro abiti dimessi, che anelano la morte sospirando: “ POI CHE PROSPERITA’//CIA LASCIATI OMORTE // MEDICINA AOGNI PENA VIE(N) // CI ADARE OMAI LUTIMA CENA”. Sulla destra sono raffigurati due giovani ignari dediti all’attività di caccia. Al centro dell’affresco campeggia la figura della Morte sul suo cavallo nero, armata di arco, di frecce e di una lunga falce fienaia che volge le spalle agli anziani che la bramano, mentre è in procinto di scagliare una freccia contro i giovani.

Da segnalare infine la statua lignea della Madonna di Crespignano, che risale alla fine del XIV secolo, e l’Organo, adesso collocato nella controfacciata in una cantoria lignea di epoca barocca. Costruito nella seconda decade del Cinquecento, questo è uno dei più antichi organi funzionanti presenti in Italia.
Sul lato sinistro della chiesa si erge, non visitabile, il complesso monastico che ha subìto nel corso dei secoli notevoli alterazioni: il chiostro quattrocentesco fu completamente tamponato per ospitare, alla metà dell’800, una scuola di tessitura che ha funzionato fino agli anni ‘60 del secolo scorso. Gli affreschi del veronese Antonio Taddei, della fine del ‘600, sono oramai estremamente degradati.

La Chiesa della Santissima Annunziata

La Chiesa della Misericordia costituiva l’oratorio della compagnia della SS. Annunziata, una delle più antiche congregazioni religiose costituitesi a Lucignano. Questo oratorio scampò alla soppressione di enti e ordini monastici, decisa dal Granduca Leopoldo, grazie alla volontà della popolazione che vi insediò prima la Compagnia di Carità e in seguito l’attuale Venerabile Arciconfraternita di Misericordia, il cui stemma campeggia sopra la porta.
All’interno, l’altare maggiore in legno intagliato e dorato, databile al 1583, occupa tutta la parete di fondo e raccoglie otto dipinti di scuola toscana della fine del XVI secolo. Alle pareti laterali sono sistemate due statue di terracotta invetriata, l’Angelo Annunciante e la Madonna Annunciata, di scuola robbiana.

Nella sacrestia è stato recentemente allestito il Museo della Carità, dove sono in mostra numerosi arredi, indumenti e suppellettili utilizzati dai membri della Confraternita nel corso dei servizi assistenziali.







ss. annunziata misericordia

ss. annunziata